Un concorso volto a individuare proposte per riorganizzare un’area delicata del centro storico di Torino. Tale ambito urbano, di altissimo valore storico, è soffocato dall’organizzazione attuale della viabilità: coincide infatti con uno dei principali nodi di accesso veicolare da e verso il centro. Il sistema di infrastrutture progettato è stato pensato per razionalizzare la viabilità in modo da riconnettere gli ambiti urbani storici. Il sistema di infrastrutture consentirà di svincolare il complesso urbano monumentale dal flusso veicolare permettendo così di creare un’unica area pedonale costituita da P.zza Vittorio, Murazzi, Parco Michelotti, P.zza Gran Madre fino ad arrivare alla Villa della Regina.
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LA MODALITA DIFFUSA
Nel progetto, la dimensione viabilistica incrocia le ragioni della mobilità sostenibile e di un paesaggio urbano storico e naturalistico di grande valore .Ne deriva una logica di interventi migliorativi puntuali ma tra loro sinergici, che letti alla scala complessiva individuano una “modalità diffusa” atta a fluidificare e diversificare la mobilità veicolare privata, e il cui principale obbiettivo è il miglioramento dello spazio collettivo riqualificato ed una ulteriore spinta verso modelli di città sostenibile, più accessibile e meno condizionata dall’auto.
A. GRAN MADRE DI DIO
La creazione dell’isola pedonale Tema centrale per la riqualificazione dell’intera area, la pedonalizzazione della Gran Madre completa la restituzione alla città dell’asse storico di via Po, Piazza Vittorio e Gran Madre, secondo il disegno originario che aveva avuto inizio con l’abbattimento dei bastioni e il raddoppio della piazza darmi. La ricerca si concentra sulla continuità della fruizione pedonale (attraverso il Ponte Vittorio Emanuele I) e sulla trasparenza delle visuali prospettiche da e sul Tempio, che non si vogliono interrotte da ostacoli nè infrastrutturali né dell’arredo. In quest’ottica, la soluzione di un sottopasso veicolare del nodo Gran Madre pare efficace.
B. NUOVO PONTE SAN MAURIZIO
Ponte abitato trasparente. E’ costituito da un grande arco ribassato in conci prefabbricati post tesi e, al di sopra, da una piastra sostenuta da un sistema radiale di esili appoggi circolari. Due nuovi livelli di accesso pedonale (sopra e sotto) che recuperano il rapporto fra il Borgo Po e la città centrale: veicolare, ciclabile e pedonale sulla piastra superiore, mentre sull’arco la passeggiata dei Murazzi trova una naturale prosecuzione in un nuovo percorso fino alla sponda opposta del fiume. Dentro il ponte, alcune parti chiuse con pareti vetrate definiranno spazi per eventi, allestimenti temporanei e/o museali a corollario del contiguo parco biologico fluviale in progetto, ad esempio raccontando il viaggio del Po dalla sorgente alla foce, proprio mentre lo si attraversa.
C. TUNNEL COLLINARE
Viabilità di supporto lungo la vecchia cinta daziaria. Riutilizzando parte del tracciato storico della Cinta Daziaria del 1853, che è caratterizzato da ampie sezioni nella parte iniziale a sud del C.so Lanza e finale a nord del C.so Sella, il tunnel collinare consentirebbe lo sgravio di parte del traffico oggi insistente sul corso Moncalieri/Casale, ovviando inoltre all’intasamento e all’inquinamento ambientale del tratto centrale del C.so Lanza, ad alto valore paesaggistico ma attualmente di insufficiente sezione. Si prefigura in tal modo una nuova viabilità periferica che, evitando lintersezione con i flussi di traffico verso i ponti, è da considerarsi non sostitutiva ma di supporto alla principale.
D. PARCO MICHELOTTI
Parco biologico fluviale. A conferma e sviluppo del Progetto Unitario, del Piano d’area e del progetto “Torino Città d’acque”, l’ambito del Parco Michelotti si pone in continuità con l’immagine di riferimento delle sponde fluviali torinesi, a prevalente vocazione naturalistica, ma in grado di ospitare funzioni specifiche tali da differenziarne l’offerta. Nella proposta, Parco Michelotti integra il tema del parco biologico fluviale (attrazione didattico scientifica di interesse regionale), con la funzione di parco pubblico attraverso il quale il quartiere recupera il contatto con la centralità. L’organizzazione fisica che rende possibile la convivenza delle due funzioni, prevede:
– La terrazza urbana, che costeggia il nuovo parco biologico realizzando un nuovo spazio di relazione e di passeggio, reale prolungamento dell’isola pedonale della Gran Madre di Dio;
– Il recupero a nuove funzioni di alcuni fabbricati dell’ex zoo (Acquario Rettilario, Casa delle Giraffe) e la conferma di due apprezzati poli di aggregazione di quartiere (Biblioteca Geisser, Bocciofila);
– I cannocchiali prospettici delle vie del Borgo Po che, entrati nel parco, diventano percorsi in elevato fino a slanciarsi in forma di pontili sul fiume. Alcuni connettono la terrazza urbana al piano del Parco, uno lo collega alla sponda opposta, altri rendono accessibili (con ingresso in quota) i diversi edifici, punti di attrazione che pertanto potranno vivere anche in modo e in tempi indipendenti rispetto alla parte naturalistica.
E. MONTE DEI CAPPUCCINI
Polo turistico/culturale. Sfruttandone la posizione strategica il Monte dei Cappuccini è investito di una nuova funzione urbana: “Portale turistico” per la visita della città, quale conferma e valorizzazione della abituale consuetudine dei torinesi che accolgono i loro ospiti portandoli a scoprire la città dalla suggestiva terrazza del Monte. Il sistema, comprende tre suggestive e differenti esperienze:
– Terrazza panoramica con visita al Convento dei Cappuccini e Museo Nazionale della Montagna
– Percorso panoramico pedonale
– Sistema Rifugi Antiaerei
La visita prende il via dalla prevista cremagliera, con cabina totalmente vetrata, che rende comoda lascesa e facilita laccessibilità ai diversamente abili alla sommità del Monte. La proposta individua, rispetto al tracciato storico, una nuova localizzazione, spostata a sud, addossata all’esistente alto muro gradonato che sale fino al piazzale di arrivo.
Sul tracciato esistente, il recupero del percorso panoramico pedonale, illuminato ed arredato in modo minimale con attrezzature congrue all’immagine naturalistica collinare.
La rete di gallerie, in buono stato di conservazione ma in gran parte abbandonate, si sviluppano su oltre 1.100 ml e dichiarano una capienza di ben 4.550 persone sedute! Solo in minima parte (450 mq) dal 1962 sono utilizzate dal CNR.